Il Tredicesimo Cavaliere

Scienze dello Spazio e altre storie

Sprite: sonda spaziale ultraminiaturizzata

MasonPeck_NASA02Mason Peck (nella foto qui accanto), professore di ingegneria meccanica e aerospaziale della Cornell University era già noto per aver fondato lo Space Systems Design Studio e per il suo avveniristico lavoro sui dispositivi di aggancio magnetico per uso spaziale. Durante le sue ricerche sulla miniaturizzazione, creò la cosidetta “polvere intelligente”, sistemi di piccoli di sensori microelettromeccanici, in grado di misurare luce e temperatura, di registrare il movimento e la posizione, e perfino di rilevare sostanze chimiche e biologiche.

Il più recente dei suoi progetti si chiama Sprite, che Peck ama definire la sua personale astronave da tasca. Ma quando la produzione degli Sprite sarà a piena forza, il loro peso andrà dai 5 ai 50 milligrammi (mg) a seconda del modello e su un unico chip potranno trovare spazio, realizzati con materiali semiconduttori, tutti gli elementi necessari per una vera, anche se minimale, sonda spaziale da esplorazione: una radio, celle solari per l’alimentazione, condensatori per l’immagazzinamento dell’energia, sensori di carico per misurare l’impatto di particelle, sensori chimici, semplici spettrometri e telecamere CMOS, e tutta la capacità di memoria e la potenza di calcolo che si possono immaginare.

Pur non potendo ospitare un motore, né tanto meno stivare il propellente, lo Sprite può comunque navigare nello spazio. Infatti l’attuale tecnologia ci permette di costruire chip ultrasottili, nei quali il rapporto tra superficie e volume è tale che il momentum della radiazione solare può essere sfruttato vantaggiosamente. Sulla carta uno Sprite potrebbe raggiungere una velocità pari a 10 volte quella di Ikaros, la vela solare giapponese lanciata nel 2010.

sciame di sprites (Gruppo di Sprite in orbita terrestre)

Ma questa non è la sola forma di propulsione che potrebbe essere disponibile per gli Sprite. Se fossero dotati di carica elettrica, e Peck ha concreti progetti in questo senso, potrebbero manovrare in tutto il Sistema Solare come colonie di plancton spazzate dalle correnti oceaniche. avvalendosi della forza di Lorentz, che regola il movimento nei campi magnetici, nel nostro caso quelli che circondano i pianeti. E ancora: l’enorme campo magnetico di Giove, di intensità pari a 20000 volte quello terrestre, potrebbe essere usato per impartire ad una pattuglia di Sprite una velocità sufficiente a raggiungere Alpha Centauri in poche centinaia di anni. Infine, un’altra possibilità per lo Sprite di navigare all’interno del Sistema sarebbe quella di avvalersi dei campi gravitazionali dei pianeti, anziché dei loro campi magnetici, percorrendo la cosidetta Superautostrada Interplanetaria

Anche gli Sprite hanno i loro punti deboli. Il maggiore risiede probabilmente nella bassa potenza dei segnali radio che è in grado di emettere, e ciò si risolverà in una notevole lentezza delle comunicazioni con la Terra. Aumenterà probabilmente la possibilità di errori di trasmissione, anche per la difficoltà di rintracciare un debole segnale in mezzo al fragore delle interferenze naturali e artificiali. Inoltre sarà difficile creare tra gli Sprite una rete di comunicazione così efficiente da rendere loro possibile operare come sciami.

Sprite visione naturaleLo Sprite (eccolo nella foto accanto) è un piccolo oggetto sottoposto nello spazio a sollecitazioni di ogni tipo e intensità: radiazioni, temperature estreme, stress gravitazionali, chimici e termici, e non si intravvedono difese di nessun tipo adattabili ad esso. L’unica difesa risiede forse in ciò che appare proprio come il suo più grande pregio: il basso prezzo di produzione e i costi di lancio molto contenuti. Quindi la possibilità di fare largo uso della ridondanza: ad una previsione di forti perdite si risponde con l’invio di un numero di unità largamente superiore al necessario.

Tutto è piccolo negli Sprite, salvo il loro numero, che rende possibile costruire grandi reti composte da migliaia, ma anche milioni di sensori, capaci di produrre istantanee 3D dello spazio-tempo, qualcosa che nessuna grande sonda o apparato presente nel Sistema Solare è oggi in grado di fare.

Un primo tentativo di portare in orbita un set di Sprite è fallito  un anno fa, ma si sta preparando un secondo tentativo. Guardate il video Kicksat.org per maggiori informazioni.

ROBERTO FLAIBANI

 

 

FONTI:

Titolo originale: “Exploring Space with Chip-sized Satellites” by Mason Peck – published  July 28, 2011 on IEEE Spectrum

Titolo originale: “Sprites: A Chip-Sized Spacecraft Solution” by Paul Gilster – published July 17, 2014 on Centauri Dreams

 

28 giugno 2015 Posted by | Astrofisica, Astronautica, Scienze dello Spazio, Volo Interstellare | , , , , | 2 commenti

Chi arriva prima, la Scienza o la Fantascienza?

L’articolo che presentiamo qui di seguito è, a mio parere, uno dei più interessanti che Massimo Mongai abbia mai pubblicato su questo blog. I problemi  affrontati sono molto attuali e interessanti, perché la comunione tra medicina e tecnologia per il miglioramento del corpo umano con il trapianto di organi artificiali potrebbe essere una delle strade che la Scienza ci offrirà per l’esplorazione dello spazio. Modificare noi stessi – diventare cyborg –  per adattarsi ad habitat presenti su altri corpi celesti potrebbe rivelarsi più pratico ed economico, e moralmente più accettabile, che sconvolgere un intero ecosistema per far posto ai nostri coloni (leggi terraformazione). Ovviamente anche la permanenza nello spazio profondo potrebbe essere resa più facile e sicura da una integrazione spinta tra scienza medica e tecnologia avanzata, facilitando la graduale creazione di una popolazione sempre più adatta alla vita nello spazio piuttosto che sulla superficie di un pianeta, ovvero ciò che gli anglofoni chiamano “the space-faring society”, tra le cui fila potrebbero un giorno essere reclutati gli equipaggi delle future astronavi-arca

Mi piace il tono di costante confronto che Mongai tiene tra Scienza e Fantascienza, un confronto costruttivo e stimolante, che non relega la FS nel sotto-bosco dei sottogeneri letterari, ma la considera una disciplina da cui la Scienza può attingere nuove idee.

E infine l’articolo di Mongai mi piace perché tratteggia i contorni di una nuova allegra famigliola, quella dei cyborg-nonni, dove lui, con le sue nuove ginocchia al titanio, si sente a casa: “una goccia d’olio al giorno toglie il medico di torno”, non suonava così il proverbio? Tanto più che io stesso entrerò tra poco più di un anno a far parte della famigliola, anche se percorrendo una strada del tutto diversa da quella del Mongai, della quale non parlerò se non per fornire ai più curiosi un acronimo inglese utile per eventuali ricerche: DBS.

(Roberto Flaibani)

Protesi ginocchio 2015-06-23 01.16

(nella foto: protesi del ginocchio)

Non so voi ma per scrivere praticamente qualsiasi cosa io parto spessissimo da un quid personale. A settembre mi opereranno al ginocchio destro e me lo sostituiranno con una protesi e butteranno via quanto?, un 600/800 grammi delle mie ossa (di quelle con cui son nato!, che ho nutrito personalmente per tanti anni) e le sostituiranno con un peso di poco superiore di titanio, un ginocchio di calcio per uno di metallo.

E così diventerò un po’ cyborg anche io.

I miei occhiali ed i miei ponti dentali fanno di me un cyborg? No, nel luogo comune no: sono troppo banali, troppo vecchi. Ma una protesi come il ginocchio di titanio? Eh, sì, quello sì. E pensate che sei mesi dopo me ne metteranno un’altro: avrò ben DUE ginocchia di titanio.

Quanti pezzi si possono cambiare in un corpo umano? Fra metallici, di silicone e di “carne” altrui, ormai tantissimi.

Si trapiantano da uomo a uomo: cuore, rene, fegato, polmoni, molti diversi metri e pezzi di intestino, pancreas, cornee, occhi, braccia e gambe, la mano, singole dita, la faccia intera, il pene intero (già fatto due volte, la prima è andata male la seconda aspettiamo i risultati), ovaie e molto altro.

Autotrapianto, allotrapianto, xenotrapianto, il che vuol dire pezzi miei, pezzi di altri esseri umani, pezzi di animali, quasi sempre cuore o parti di cuore di maiale.

Poi si trapiantano/sostituiscono organi con macchine, con pezzi di hardware, “ferramenta”: cuori artificiali, bypass elettronico/elettrici, valvole cardiache, ginocchia, femori, pezzi interi di praticamente tutte le ossa.

L’essere cyborg è una realtà da anni ed è una realtà crescente ed espansiva, non è più da molto tempo “roba da fantascienza”.

La FS l’aveva previsto? Ciospa!

protesi_anca_titanio

 

“Le scogliere dello spazio”

è il titolo di un romanzo di Frederick Pohl e Jack Williamson, due grandi della FS dell’epoca d’oro.

Il romanzo uscì nel 1963 ed io lo lessi tre anni dopo, all’epoca (avevo 16 anni) mi piacque ma mi inquietò molto la parte relativa alla “banca degli organi”: i condannati a morte o a lunghe pene detentive per tutta una serie di reati più o meno gravi (ma via via meno gravi: in quel mondo c’era bisogno di materiale) venivano non giustiziati o semplicemente detenuti ma posteggiati in ospedali/carceri molto efficienti e accoglienti, con pesanti ansiolitici nel cibo, di modo da tenere tranquilli i “pezzi di ricambio” e non indurli alla fuga o ad atti autolesionistici.

Solo 5 anni dopo l’uscita del romanzo il dottor Barnard in Sud Africa eseguì il primo trapianto di cuore della storia della medicina, e come già detto da allora trapiantiamo di tutto e di tutto sostituiamo.

Si dice, ma ufficialmente il governo cinese nega, che ai condannati a morte (più di 1500 all’anno!) in Cina vengano asportati i reni subito prima dell’esecuzione. E se è vero qui siamo e da anni nel pieno della Banca degli Organi, a meno di 60 anni dal romanzo citato.

traffico organiE il traffico degli organi? Mah, probabilmente è una leggenda urbana. E’ vero che esiste un traffico internazionale noto e documentato di reni, ma ufficialmente si tratta di “donazioni” che per altro vengono eseguite solo in alcuni stati (India per lo più). Le storie di organi “rubati” a viventi poi abbandonati quelle sì sono leggende, non fosse altro per un motivo: non si può dare una botta in testa ad uno ed estrargli il rene in una cantina, serve una vera e propria sala operatoria, una vera e propria equipe chirugica di quelle vere con un chirurgo vero, in un vero ospedale. E in realtà ne servono DUE, una che espianta ed una che impianta, ma non dopo 30 giorni di frigorifero, dopo al massimo trenta minuti di volo di elicottero da Latina a Roma (per dire, ho amici medici lì e là che mi danno informazioni a riguardo). Non è che ci sono bande di assassini e criminali che rubano organi, tipo trenta reni, sei fegati e otto cuori e li mettono sotto ghiaggio per mesi e poi li vendono al miglior offerente.Non funziona così, per fortuna.

E ci sono rapporti internazionali dell’OMS che confermano la realtà del commercio semilegale di reni, ma non trovano traccia reali di “furti” di organi. Io del resto per scrivere questo articolo non ne ho trovate, non serie e documentate. Ad esempio non c’è mai stata una condanna che sia una per un trafficante illegale di organi. Mediatori che raccontano balle, migliaia!

La FS dice qualcosa di nuovo sulla questione organi?

Beh, dice che non sarà necessario fare la fila ed aspettare a lungo perché li svilupperemo direttamente dalle cellule staminali, le famose le cellule totipotenti che in vari usi meno clamorosi già hanno fatto piccoli miracoli. Del resto la clonazione è una realtà scientifica da anni, e anche se non si è ancora arrivati a clonare il singolo organo, questa è una strada teoricamente possibile e su questo la FS scrive letteralmente da decenni.

Ma anche la Scienza fa progressi: ad esempio ossa stampate con stampanti 3D.

A Bologna, non a Tucson o New York. E scusate se è poco.

Del resto perfino il più simbolico di tutti gli organi, il pene/fallo oltre ad essere trapiantato (chissà come dev’essere “farlo” con il fallo di qualcun altro?) da tempo viene sostituito o “integrato” con una vera e propria protesi di metallo e plastica, erettile, che pare, funzioni benissimo.

Insomma fra scienza e fantascienza si prospettano ulteriori eccezionali progressi.

Non si arriverà al trapianto di cervello perché, almeno in Italia, è espressamente proibito dalla legge, che proibisce anche il trapianto delle gonadi, sia maschili che femminili. Recentissimamente è stato eseguito un autotrapianto di una ovaia espiantata ad una tredicenne che doveva essere curata con una chemioterapia che l’avrebbe resa sterile. A 25 anni, dopo 12 anni di surgelatore, il trapianto ha funzionato e la ragazza è diventata madre, ma ovaia e uova erano le sue. E l’ovaia di presta al surgelamaneto, è un organo piccolo e duttile, un cuore no.

Si possono trapiantare i peni altrui ma non i testicoli. Non so se si possa fare, ma in effetti usare i testicoli o le ovaie altrui significa fare figli con il materiale di base di qualcun altro. Di nuovo, chissà che effetto può fare farlo con il pene di un altro e con i testicoli ad ogni buon conto di qualcun altro ancora? L’eventuale figlio, di chi è figlio?

Il divieto legale di trapianto di cervello allo stato dell’arte è più un gesto simbolico che altro (ma se si tentasse di copiare il cervello? nde) Non si può proprio fare, le difficoltà fisiche, tecniche, teoriche sono infinite, prima fra tutte la cessazione dell’attività elettrica del cervello durante l’ipotetico trapianto il che significa morte cerebrale. E le ricerche, se mai, stanno andando nella direzione dell’identificazione di come si formino e dove risiedano i ricordi ed esperimenti interessantissimi sono già stati eseguiti sui topi.

E noi siamo quello che ricordiamo: se un signore va in giro ricordando tutto quello che ricordo io ed è convintissimo che quelli siano i suoi ricordi, chi può dire che non sia lui il vero me?

cellule staminaliIl tragitto fantascientifico completo sarebbe: da una mia cellula qualunque (purché non lo spermatozoo) viene clonato un corpo intero, un clone perfetto del mio, lo si tiene di coma indotto per tot anni, al raggiungmento di una certa età gli vengono inseriti?, trasferiti?, trapiantati?, i miei ricordi fino a ieri e poi viene fatto svegliare. Se tutto funziona a dovere, questo “clone” è convinto di essere me, “sa” di essere me, ricorda e sa tutto ciò che ricordo e so io.

Chi è?

Si vedrà. Intanto io mi chiedo: dove finiranno le mie ginocchia? Dove finiscono le parti dei corpi scartate, gli arti amputati, i fegati o i reni sostituiti? C’è una legge che regolamenta il tutto, all’atto pratico vanno nell’inceneritore più vicino secondo protocolli specifici.

E sto pensando di trovare il modo di farmeli dare e metterli in una teca. Tipo reliquia.

Macabro? Non so. Soffro di disposofobia: non riesco a buttare nulla.

Ma mi sa che stavolta non ne farò nulla…

 

MASSIMO MONGAI

23 giugno 2015 Posted by | Cinema e TV, Fantascienza, Letteratura e Fumetti, Referendum Prima Direttiva, Scienze dello Spazio | , , | Lascia un commento

Finalmente.

friedman(Lou Friedman)

E’ una lunga storia, una storia di passione scientifica, quella tra i fondatori della Planetary Society e la vela solare. Comincia, se vogliamo, verso la metà degli anni ’70, quando Lou Friedman decide di lasciare il Jet Propulsion Laboratory della NASA, deluso dalla cancellazione della missione, in cui rivestiva l’incarico di direttore, che avrebbe portato un sonda dotata di vela solare al rendez-vous con la Cometa di Halley. Qualche anno dopo, nel 1980, fonda la Planetary Society, insieme a Bill Murray e al grande astronomo e visionario Carl Sagan, con la missione di “ispirare i popoli della Terra ad esplorare altri mondi, comprendere il nostro, e cercare la vita altrove.” (Wikipedia)

Cosmos.1(Cosmos-1)

Da allora Friedman e i suoi associati si occupano di tutto quanto riguarda l’esplorazione del Sistema Solare, la ricerca degli esopianeti e della vita intelligente al di fuori della Terra. Collaborano con il SETI Institute, la British Interplanetary Society, e molte altre ONG a carattere scientifico. Distribuiscono fondi per sostenere il vasto circuito degli astrofili volontari che tengono sotto controllo gli asteroidi vicini alla Terra. Fanno divulgazione tramite radio, televisione, e la produzione di un gran numero di audiovisivi. Sono diventati in breve il punto di riferimento dei cosidetti “space enthusiast” di tutto il mondo, dicono di avere più di centomila tesserati. Negli ultimi anni hanno sviluppato un’abilità luciferina nel campo della lobbying e dell’advocacy, a tutto vantaggio della NASA, e recentemente si sono battuti  a favore della missione Europa Clipper.

LightSail - BillNye

(Bill Nye)

Ma torniamo alle vele solari, massimo obiettivo della Society e del suo presidente Lou Friedman (si è dimesso qualche anno fa, ed è stato sostituito dallo spumeggiante Bill Nye). Alla fine degli anni ’90 Friedman prende contatto con un’associazione scientifica russa, chiamata “Cosmos Studio”, e insieme si mettono a progettare una splendida vela, Cosmos-1, e la realizzano in una pellicola di polietilene tereftalato ricoperta in alluminio, nel formato “eliogiro”. Il lancio, avvenuto il 21 giugno 2005, viene funestato da un incredibile “incidente”, quando il mancato funzionamento del vettore Volnija, venduto dalle autorità russe agli “ingenui” astrofili della Planetary Society, causa la perdita di Cosmos-1, che altrimenti avrebbe potuto diventare la prima vela solare della storia, ben 10 anni fa.

LIghtSail-2

(LightSail)

E invece lo è diventata la giapponese Ikaros nel 2010, pochi mesi dopo l’apertura di questo blog. Nel frattempo quegli incredibili tipi che dirigevano la Planetary Society, all’epoca a fianco di Friedman, ora a fianco di Nye, galvanizzati dalla risposta calda e generosa dei loro associati, dichiaravano baldanzosi “Non ci fermeremo, costruiremo con le nostre mani un’altra vela solare”. E invece di una ne hanno fatte due uguali, la prima è quella lanciata il 20 maggio e rientrata prematuramente tre giorni fa: un test preparatorio al lancio del veicolo “vero”, che avverrà l’anno prossimo. LightSail-A è andata in orbita, gli errori di software e hardware che hanno fatto temere il peggio non invalidano il successo complessivo. La vela è dispiegata. Finalmente.

ROBERTO FLAIBANI

 

 

gli incredibili tipi

 (The Crew)

 

 Per approfondire:

LightSail + Cubesat: il Sistema Solare sarà aperto a tutti? 

CubeSat e LightSail-1: largo ai piccoli satelliti! 

Difesa Planetaria anno zero 

17 giugno 2015 Posted by | Astrofisica, Astronautica, Difesa Planetaria, Planetologia | , , , , , , , , | Lascia un commento

La zona del crepuscolo

TWILIGHT ZONE1

C’è una quinta dimensione oltre a quella che l’uomo già conosce, è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità. E’ la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere. E’ la regione dell’immaginazione, una regione che si trova… ai confini della realtà!”.

Con queste parole, sabato 14 aprile 1962 alle 22 e 45, un serissimo signore bel vestito e incravattato introdusse sull’unico canale televisivo allora esistente in Italia, la prima puntata (e tutte le seguenti) di Ai confini della realtà, mezz’ora (dalla quarta stagione un’ora) di brividi in bianco e nero. Quel signore era l’ideatore e il principale soggettista e sceneggiatore della serie, Rod Serling (1926-1975), che ad essa deve soprattutto la sua fama. Qualcosa di assai diverso dalla fantascienza, il fantastico e l’orrore cinematografici cui ormai siamo abituati: a colori, con strabilianti effetti speciali elettronici, di clamoroso impatto emozionale. Niente di X-Files (del quale peraltro dopo 13 anni è stato annunciato il ritorno), niente di Guerre stellari, niente del Signore degli Anelli: storie, invece, sovente di disarmante quotidianità che si risolvono con un colpo di scena finale che muta la prospettiva, storie di gente comune coinvolta in fatti strani, fuori dell’ordinario, con capovolgimenti del tempo e dello spazio, episodi che avrebbero potuto accadere ad uno qualsiasi degli spettatori. Forse da qui il suo successo irripetibile.

TWILIGHT ZONE4La sua eccezionalità dopo tantissimi anni si può ancora constatare. Urania pubblicò un paio di nunmeri dedicati ai migliori racconti (ex sceneggiature) scritte da Serling. Nel 2007 la Hobby & Work mandò in edicola una serie di 56 DVD con tutti gli episodi classici, subito ristampati, con una buona presentazione grafica e relativo fascicoletto di illustrazione, e pubblicò anche una Guida ufficiale alla serie di Marc Scott. Un anno fa, durante l’estate 2014, RAI 3 ebbe la splendida idea di mandarli in onda subito dopo il TG3 della sera. Idee concentrate in mezz’ora e realizzate in sostanza con pochi mezzi in studio veramente strepitose e spiazzanti che danno dei punti agli attuali rutilanti megafilm di due o tre ore e più: l’ auto usata che porta sfortuna; l’ultimo uomo sulla Terra che finalmente può leggere quel che vuole in pace ma gli si rompono gli occhiali da vista; i minuscoli invasori spaziali che terrorizzano una vecchietta e che si rivelano essere i terrestri (in un telefilm totalmente muto!); l’aereo di linea che entra in una falla temporale e si ritrova in un altro tempo e continua a provare ad atterrare ma ogni volta sbaglia anno…

Il titolo originale della serie era, come si è detto, Twilight Zone, la zona del crepuscolo, la “regione intermedia fra luce e oscurità”, quella in cui tutto può accadere. La serie prodotta dalla CBS esordì negli Stati Uniti il 2 ottobre 1959, ne furono prodotti 156 episodi per cinque stagioni. Nel 1983 approdò al grande schermo con Twilight: the Movie (quattro episodi diretti da Landis, Dante, Miller e un giovane Spielberg) e quindi apparve una nuova serie tv, tre stagioni 1985-1988 per 73 episodi, sempre in bianco nero ma più fantascientifica.

TWILIGHT ZONE5Ovviamente, la zona del crepuscolo che bordeggia i confini della realtà si più intendere in molti modi e riferirsi a molti aspetti, anche della conoscenza, grazie pure alla rivalutazione di quella “immaginazione”, cui faceva riferimento la presentazione della serie tv, sino a qualche tempo fa negletta se non demonizzata. Ci sono infatti oggi molte speculazioni filosofiche, scientifiche, addirittura religiose che, svincolandosi dall’ortodossia, abbandonando i condizionamenti dell’ideologia e della politica, sembrano partire per la tangente ed esplorare – appunto – le regioni poco illuminate sino a quel momento, raggiungere limiti inimmaginabili sino a poco prima. Sono appunto le ricerche che si definiscono borderline, di confine. Sono quelle che spesso aprono la via del futuro. Il problema però è vedere quale futuro ci aprono: positivo o negativo, da paradiso o da inferno, da utopia o da antiutopia, di libertà o di carcere? Quindi, per il solo fatto di essere tali non si possono accettare subito e a priori come un bene, un fatto positivo ciecamente, ma cercare di prevederne le conseguenze. Basti pensare a quanti dei primissimi ideatori/fondatori/ideologi di Internet e della Rete abbiano espresso seri dubbi o addirittura fatto marcia indietro dopo aver visto con i loro occhi e toccato con mano gli sviluppi imprevedibili della loro creatura.

GIANFRANCO de TURRIS

10 giugno 2015 Posted by | by G. de Turris, Cinema e TV, Fantascienza | , , | Lascia un commento

La Fantascienza è ansiogena e antipatica

Adaline1Per questo non piace agli accademici. Ma nemmeno agli addetti ai lavori dell’editoria, dei mass media e perfino del Fandom.

La prova del fatto che la FS è non solo un genere letterario (declinato in film, fumetti ed il resto) quanto un modo di descrivere e sognare la realtà in un modo radicalmente diverso dagli altri sia realistici sia fantastici, sta nel fatto che spessissimo vene negata la natura di fantascientifico a questo o quel “prodotto” culturale. Ma la FS è difficilmente addomesticabile, è un lupo non un cane.

Questo è notoriamente e clamorosamente vero per libri anche famosi come “1984” di Orwell ma in particolar modo da qualche tempo vale per il cinema. Si noti che a Roma ci sono oltre 240 “schermi”, essendo ormai le sale quasi tutte multischermi. E mentre scrivo (2 giugno) ci sono su questi schermi 42 film, dei quali, appunto 7 sono di fantascienza (ossia il 17% circa) anche se sono altrimenti definiti.

I film in questione sono (fra parentesi la definizione sul tamburino (1): Adaline (science romance), Mad Max Fury Road (azione), Tomorrowland (fantastico), The Lazarus Effect (thriller) Avengers Age of Ultron (azione), The divergent series (fantascienza), Humandroid (commedia). E mettiamoci pure Home che è animazione ma pur sempre di FS.

Adaline2Fra tutti il caso più clamoroso è “Adaline” che nei tamburini su repubblica, ma anche altrove, viene indicato come “drammatico” o “epic romance fantasyo “science romance”; e poi “una sorta d’incantesimo vissuto come una maledizione” e “ un romance dalle tinte fantastiche”.

È una storia di una donna che verso i suoi 25 anni di vita incorre in uno strano quanto improbabile ma non fantascientificamente impossibile incidente. Per un concorso di cause infatti:

  • dove vive arriva una nevicata inaspettata con relativo calo fortissimo di temperature

  • lei ha un incidente stradale e finisce con la macchina in un fiume

  • dove la temperatura del suo corpo di abbassa moltissimo e di botto

  • sta per annegare/soffocare quando un fulmine colpisce, fra l’altro, la sua macchina semisommersa e quindi lei.

L’insieme di queste cause, dice la voce narrante, di fatto determina in lei un eccezionale cambiamento: diventa non si sa bene se proprio immortale o impossibilitata ad invecchiare ed arriva all’età di 100 e passa anni mantenendo un aspetto di ventinovenne. Ne derivano tutta una serie di conseguenze umane, storiche, poliziesche eccetera. Poi accade che… (evito lo spoiler!)

TomorrowlandTutte le dis/avventure che Adaline affronta nel film sono ben note a chi legge fantascienza, dato che la tematica della acquisita immortalità del singolo o della specie per meriti fantascientifici è una tematica abbastanza tipica della FS.

Si diventa immortali per meriti genetici, per mutazioni, per interventi tecnologici di vario tipo (dalle radiazioni ai poteri misteriosi ma non magici di razze aliene o umani futuribili), si viene perseguitato dai “normali”, “catturati per essere studiati”, impossibilitati ad avere storie sentimentali con i normali, desitnati a stare soli, o eventualmente a “fare razza” con quelli come noi, ergo diventare potenziali padroni dell’umanita, superircchi, supercolti, quasi semidei, insomma noi FS-addicted non ci facciamo mancare niente di solito. Ma sempre si tratta di eventi/effetti scientifici e non mistico magici.

Perché per questo film (come per gli altri citati, ma la lista potrebbe essere più lunga) non si vuole usare il termine fantascientifico?

A questo punto, di solito, io vengo accusato di essere un purista oltranzista delle etichette, cosa non vera: io considero le etichette quello che sono, una informazione commerciale, che ad esempio per un prodotto come il formaggio in un supermercato, non solo sono prescritte e regolate per legge, ma soprattutto sono utilissime: avete presente la differenza fra una busta di parmigiano reggiano grattuggiato DOP ed un qualunque formaggio mix? Ci sarà un motivo per cui il primo costa il doppio? E soprattutto se tu commerciante l’etichetta non la metti, perché lo fai?

Ecco.

Tomorrowland2Antipatia. All’autore di quel tamburino e della relativa scheda di presentazione la FS sta antipatica. Liberissimo, intendiamoci, la FS sta antipatica a molti. E la FS è spessissimo ansiogena, ma non perché prevede distopie, futuri sgradevoli eccetera. No. Per molti consumatori/lettori è ansiogena perché racconta storie credibili per definizione (la FS è un genere realista, fantastico ed ipebolico, ma realista), ma lo fa in un modo che suscita ansia perché si tratta di una credibilità indotta in un modo che è appunto fanta-scientifico: un orco non mi fa paura fino in fondo, perché a meno che io non abbia cinque anni, lo so che gli orchi non esistono; invece un mutante, un alieno come Alien che mi mette un uovo nello stomaco oltre ad essere spaventoso, potrebbe esistere e di sicuro con lo fermo con un crocifisso, minimo minimo serve un laser a pallettoni: il crocifisso so dov’è, il laser a pallettoni no.

Non sono le storie o le tematiche della FS ad essere ansiogene, perché oltretutto lo sono più raramente delle altre e perché il lieto fine in una storia di Fs ci sta facilmente se non sempre. Lo è il modo in cui sono raccontate: un modo alla fin fine realista, quello che ti sto raccontando potrebbe accadere realmente e questo mette una sottile paura. Lo è perché afferma che è possibile che accadano cose fantastiche, imprevedibili, apparentemente irrazionali, pericolose, eccitanti. Per di più il lettore di FS per apprezzare fino in fondo la storia deve essere capace di fare uno scatto di livello logico che non a tutti è dato, che non tutti vogliono o sanno fare: appunto crederci.

vtwEppure il modo di raccontare, il quid, l’indefinibile l’essenza della FS sono così potenti che sceneggiatori e scrittori lo usano per continuare a scrivere storie fantastiche di vario e ripetuto successo. Ad esempio la serie dei film di Twilight che solo appartemente è gotica-magica-horror e in realtà è pura fantascienza: i vampiri di Twilight sono evidentemente mutanti interfecondi con la specie umana, non mostri magici, non-morti e malvagi. Eliminare l’etichetta FS da un romanzo può favorire le vendite: il caso più clamoroso è Jurassic Park, milioni di copie vendute ed una serie di film di successo planetario.

Perché accade tutto questo? Non so, non riesco a capirlo.

Ho identificato alcuni elementi però.

Il primo: il genere è troppo ampio, conoscerlo a fondo, conoscerlo tutto è difficile, richiede dedizione e passione. E l’accademico, l’addetto ai lavori, diffida. Si fida di quello che legge qua e là e legge e cita gli autori citati da tutti: Dick, Asimov, Ballard, Bradbury e di solito non va oltre e si perde un paio di galassie intere piene zeppe di storie.

Il secondo: è vero, molta parte della produzione non è granché, ma lo sapeva per primo Sturgeon ce diceva giustamente “il 90% della FS è cacca” ma aggiungeva “anche perché il 90% di tutto è cacca”.Vale per la letteratura di genere ma anche per il mainstream.(2)

Il terzo: per tutta una serie di motivi la FS “portante”, quella che ha condizionato l’immaginario collettivo del pianeta è di matrice americana, e la moda dell’antiamericanismo è imperitura. È facile disamare un prodotto così profondamente americano.

jpIl quarto: i primi a produtte confusione, disamore, ritardi nella diffusione e nella conoscenza della FS sono gli appassionati di FS per primi: partendo dalla constatazione della sottovalutazione della FS molti fantascientisti scrivono ed esaltano la Fs “che non è solo FS”, che non è solo genere, che non è solo para o subletteratura, quasi sempre producendo ibridi noiosissimi che allontanano i lettori dalla FS, soprattutto i più giovani.

Riepilogando: la FS è un genere prima di tutto letterario, poi cinematografico, potente, che crea gran parte dell’immaginario pubblico, collettivo, pop della post-modernità. Crea ansia per le tematiche che tratta ma anche per il suo essere un genere molto realistico, cosa solo apparentemente non vera. Crea anche antipatia perché il quid del racconto letterario fantascientifico ha a che vedere con un meccanismo di credibilità che richiede un passaggio mentale e culturale difficile, che non tutti vogliono o possono o gradiscono fare e se non lo fanno il racconto resta indigesto. Tutto ciò è meno vero per la riduzione cinematografica, fermo restando che gli autori dei tamburini di Repubblica non la pensano così. Anzi. Sia chiaro: peggio per loro.

MASSIMO MONGAI

 

(1) Dal vocabolario del mio MacBook Air

Nel linguaggio giornalistico, l’elenco delle manifestazioni culturali, spec. spettacoli in programmazione nei cinematografi e teatri locali, pubblicato su un giornale quotidiano.”

 

TS(2)  Sturgeon

« Ripropongo la “rivelazione di Sturgeon”, che mi è stata strappata dopo vent’anni di faticosa difesa della fantascienza contro gli attacchi di persone che usavano come munizioni [per i loro argomenti] i suoi esemplari peggiori, e li sfruttavano per concludere che il novanta percento della FS è spazzatura. Usando gli stessi standard che categorizzano il 90% della fantascienza come immondizia, spazzatura o stronzate, si potrebbe affermare che il 90% del cinema, della letteratura, dei prodotti di consumo eccetera sono stronzate. In altre parole, la pretesa (o il fatto) che il 90% della fantascienza sia spazzatura è sostanzialmente inconcludente, perché la fantascienza si uniforma allo stesso standard qualitativo di tutte le altre forme d’arte. »

4 giugno 2015 Posted by | Fantascienza, Letteratura e Fumetti | , , | 9 commenti