Il Tredicesimo Cavaliere

Scienze dello Spazio e altre storie

La fedeltà di Pennacchi

Pennacchi1Quanto conta la fedeltà in politica? E quanto alla letteratura in generale e a quella di fantascienza in particolare? Quanto Pennacchi è stato fedele sue idee politiche? E quanto c’entra la politica con la letteratura e quanto con quella fantascientifica?
Lo so, troppe domande in un articolo o anche solo in un discorso fra amici sono un brutto esordio. Ma con “la Storia di Karel” di Pennacchi non si può prescindere da domande di questo tipo ed un po’ di domande tocca farsele.
Affrontiamo la più spinosa: quanto c’entra la politica con letteratura?
Molto, soprattutto in Italia e soprattutto con la Fantascienza, dato che per anni si è detto (solo in Italia sia ben chiaro) che la Fantascienza è di sinistra ed il Fantasy è di destra. Si tratta di una sonora “corbelleria”, una sciocchezza e siete pregati di sostituire a questa una qualunque parola più espressiva ed anche volgare. Ma tant’è, l’Italia è paese di abitanti litigiosi per partito preso.
In America, luogo di nascita della fantascienza moderna, ci sono autori di FS dichiaratamente di sinistra, di destra o apolitici, che direbbero probabilmente tutti che appunto la domanda è stupida. Ma parlando di Pennacchi non si può non introdurre il tema della politica dato che lui è stato molto impegnato in politica e sia a destra che a sinistra. E viene da dire: e che destra e che sinistra! Da giovane nel MSI, il partito di raccolta dei neofascisti italiani nel dopoguerra per arrivare fino a Servire il popolo, dall’altro lato, estrema sinistra extraparlamentare anni 60/70, e poi PCI, PSI, CGIL e altro. E pare in piena buona fede.
C’entra? C’entra, fidatevi. Pennacchi è un traditore allegro e spavaldo. Uno che riesce a tradire e ciò non ostante a farsi accettare. Pennacchi non ha tradito per interesse, ma per convinzione, e poi non ha tradito, ha cambiato idea, più di una volta e sempre in buona fede. Leggetevi la sua pagina su Wikipedìa e fidatevi, mi risulta fedele all’uomo, lei sì.
Ma Pennacchi ha anche tradito la “letteratura mainstream”. Dato che ha scritto diversi libri di successo e tutti appunto “maistream” ossia nell’accezione italiana, “letteratura vera” e non para o sub letteratura, tanto da avere un enorme successo (dalle vendite fino alla riduzione cinematografica), fino alla vittoria del Premio Strega (ed altri) e nello scrivere un romanzo di Fantascienza ha tradito di nuovo. E vedrete che questo tradimento non glielo perdoneranno facilmente come quelli politici.
Esagero? E non credo.
“La Storia di Karel” è fantascienza? Assolutamente sì. E’ un buon romanzo? Sì. E’ un buon romanzo di fantascienza? Non vi sembri un gioco di parole, un romanzo può essere buono o perfettamente fantascientifico ma non per questo di buona fantascienza. Pur essendo comunque un buon romanzo.
Sto cercando di dire che personalmente sono rimasto leggermente deluso dalla dimensione fantascientifica della Storia di Karel pur apprezzandone sia la scrittura che il rispetto degli stilemi fantascientifici. Intendiamoci questo a me è successo anche con altri grandi autori di FS, ad esempio “L’uomo che Cadde sulla Terra” di Walter Trevis. E’ fantascienza, è ben scritto ma non è proprio FS della migliore. O se per questo anche “Cronache Marziane” di Bradbury
Ho avuto l’impressione che Pennacchi abbia voluto di nuovo privilegiare la sua memoria e descrivere ancora il suo territorio, Latina e dintorni. Solo che ha spostato tutto ai confini della Galassia. Del resto lui stesso ha dichiarato in pubblico e più volte che nomi di luoghi e di personaggi all’interno del libro sono, per chi sia pratico di Latina, chiari riferimenti alla città stessa.
Si può fare? Ma certo. C’è però il rischio di non essere interessanti, o di esserlo meno.
Quanto alla dimensione di critica dell’esistente, del mondo moderno, c’è tutta. Le vicende dei personaggi del libro sono una fin troppo trasparente descrizione dei mali e dei difetti del nostro mondo.
Una lettura interessante, anche se devo dire che Canale Mussolini mi era piaciuto di più. Personalmente ritengo che un buon libro sia un libro che mi racconta una storia e se qualcuno ne vuol fare una metafora di qualcos’altro è libero di farlo ma a me deve raccontare la storia se no leggo altro. Ci sono troppi buoni libri che non riuscirò mai a leggere per perdere tempo con le metafore ed io voglio storie e non metafore. E questo è particolarmente vero con i libri di genere e con la fantascienza in particolare. Chiamare Colonia la città nel remoto pianeta, partendo da una “città di fondazione” come Latina abitata e fondata da “coloni” settentrionali è lecito ma sa di metafora, e questo per me è “sapens haeresin”, sa di eresia. Ma come si dice, a ognuno il suo, Pennacchi è stato fedele a sé stesso, a nessuno scrittore si può chiedere di più.
Se la tematica vi interessa cercate Pennachi on-line , ci sono diversi materiali ed anche delle interessantissime interviste, imperdibile questa su RAI Educational.

Qui la sua pagina su Wiki.

Questa la quarta di copertina:

Storia di Karel
La Colonia è un lembo di terra ai confini della galassia. I suoi abitanti, pochi, nel deserto e lontani dal mare, sono costretti a vivere secondo princìpi ferrei. Tutto è regolato da un fantasmagorico potere, invisibile, globale e realissimo, quello della Federazione. Sui giorni e le ore dei coloni aleggia un clima plumbeo talvolta interrotto dai rari e improvvisi quanto fugaci arrivi di un circo. Due divieti assoluti vigono sui coloni: non possono far uso di tabacco e utilizzare petrolio. A spezzare questo clima, a infrangere le due proibizioni, pensano tre bambini in fuga e una donna curiosa e vagheggiante di nostalgia per suo padre. Basterà poco per risvegliare l’ingegnosità, la brama di conquista e di progresso − in realtà mai sopiti del tutto − dei coloni, e il loro desiderio di ribellione. Antonio Pennacchi torna al romanzo con uno sguardo sul futuro che si abbatte impietoso sul nostro presente dimesso e depresso, per lanciare un grido di speranza; e riesce ad animare un mondo fantastico, popolandolo di personaggi indimenticabili, straordinari, malinconici, sognatori, burberi, eccessivi, sempre e comunque troppo umani: dall’intellettuale Karel all’inventore Foost, dal reverendo Jacob alla flessuosa Ursula, da Erika che ha un marito in cerca di miniere perdute a Sophie, che dal marito è stata abbandonata. Storia di Karel ha tutta la sensibilità romantica di Antonio Pennacchi, impiantata in un mondo che rende omaggio ai grandi autori della fantascienza, e non solo.

MASSIMO MONGAI

24 giugno 2014 Posted by | Fantascienza | , | Lascia un commento