Il Tredicesimo Cavaliere

Scienze dello Spazio e altre storie

Perché si legge la Fantascienza e perché no.

Samuel Taylor Coleridge

Sospensione dell’incredulità? No, desiderio attivo di credere nella Fantascienza, desiderio di esser fantascientificamente creduli.

(nell’immagine: Samuel Taylor Coleridge)

Quando si parla di sospensione dell’incredulità si dice spesso “come dicono gli sceneggiatori americani”. In realtà, è vero che gli sceneggiatori americani nei loro libri su come i scrivono le sceneggiature sono stati i principali divulgatori del concetto di suspension of disbelief, ma in realtà questa è stata teorizzata per la prima volta in Inghilterra da Samuel Taylor Coleridge nel lontano 1814.

«… venne accettato, che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, ed a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica

 

Samuel Taylor Coleridge, Biographia literaria – capitolo XIV

Qui trovate la voce di Wikipedìa che ne parla. e qui una buona definizione del sense of wonder

In altre parole la sospensione dell’incredulità è una specie di patto fra l’autore ed il lettore: tu sospendi temporaneamente la tua incredulità ed in cambio io ti racconterò una storia che merita di essere raccontata.

 

Isaac Asimov(nell’immagine: Isaac Asimov)

Secondo me questo NON vale specificamente per la Fantascienza. Anche se vale per tutti i racconti, per tutti i media, per tutte le storie. Valeva ad esempio anche per gli aedi che cantavano l’Odissea nelle bettole del Pireo 27-28 secoli fa. Perché era anche lì che l’Odissea veniva “cantata”: non dimentichiamo che l’Odissea è stata materialmente scritta nel 3zo secolo AC, ad Alessandria d’Egitto, dagli intellettuali ellenistici che gravitavano intorno alla Biblioteca, ma che molti secoli prima era un poema cantato a memoria ed era un “consumo” popolare. E per credere a Polifemo, alle Sirene, a Scilla ma anche a Calipso e Circe occorreva sospendere la propria incredulità: i Greci non erano mica stupidi, non credevano davvero a tutti i loro miti!

Ma è così anche per leggere Tolstoi o Ian Fleming. Tu autore racconti ed io anziché diffidare di te, piuttosto che pensare che mi stai dicendo un sacco di sciocchezze che ti sei inventato tu, mi fido e ti sto a sentire. E’ così da millenni, in tutto il mondo.

Per la fantascienza però secondo me è diverso, almeno un po’.

Deve esserlo per forza. Si sa: non tutti amano la fantascienza, e sia chiaro, è un loro diritto. Anzi, in realtà i lettori di FS sono notoriamente una minoranza.

Perché ci sono tanti lettori, e perfino lettori “forti” che non amano la FS? Attuano comunque una sospensione dell’incredulità quando leggono qualunque altra cosa, perché non lo fanno per la FS? Molti non ci provano nemmeno. Nemmeno lo cominciano a leggere un romanzo di FS, tanto sanno già che non gli piacerà. Come lo sanno? Ne hanno sentito parlare, hanno visto un film, letto un fumetto, insomma sanno di cosa si tratta e non ne vogliono sapere. E va bene, ripeto, diritto loro. Sarebbe interessante chiedersi perché, e perché il 94% delle donne non legge FS a fronte del 70% degli uomini. Ma questo è un altro articolo.

 

dick(nell’immagine: Philip K. DicK)

Ma perché gli altri, gli appassionati, invece la leggono? Perché la leggo io, la leggiamo noi?

Di sicuro ci saranno molti motivi personali ma secondo me c’è un elemento comune. La ricerca del sense of wonder, certo, ma sostenuto da un elemento scientifico.

Io non voglio solo essere stupito, io voglio essere stupito con un elemento al tempo stesso fantastico e scientifico, perché se è entrambe le cose è più forte e maggiore sarà la mia meraviglia ed il mio piacere nella lettura.

Non voglio solo sospendere la mia incredulità, voglio anche essere più credulo del solito ma su base scientifica.

Qualunque eroe è forte, ma Superman vola ed è invulnerabile. Salgari mi porta in Malesia, ma Asimov nel futuro più remoto, Tolstoi mi parla di guerra e di pace, ma Van Vogt o Farmer mi parlano di nemici che sono molto più alieni dei Francesi contro i Russi.

Non so cosa sia “la scienza”, è troppe cose messe insieme, ma so che rende possibili cose apparentemente impossibili e lo sta facendo da almeno tre secoli.

Un vampiro può farmi paura, ma quando la storia è finita, io lo so che il vampiro non esiste. Quando esco dall’aver visto “Alien” al cinema, sono ben contento che lui (anzi “lei”, è una femmina!) resti sul suo pianeta, meglio ancora, sono contento che non ci siamo ancora arrivati. Ma dove potremmo arrivare, dove prima o poi probabilmente arriveremo.

Io leggo fantascienza perché voglio essere credulo, fantascientificamente credulo. La sospensione dell’incredulità non mi basta, io voglio proprio credere che una certa cosa meravigliosa può accadere, che è fantastica ma scientificamente possibile. Quindi fantascientifica. Ci voglio credere. Non tutti ci riescono.

 

william-gibson

(nell’immagine: William Gibson)

Per questo la Fantascienza è ansiogena ed antipatica.

E per questo è bene leggere la Scienza della Fantascienza

Non credo che questo articolo attirerà anche un solo lettore in più verso la FS, né lo considero importante. La FS un lettore se la trova sempre lungo la propria strada, o prima o poi, più facilmente prima che poi. O gli piace o no, pari e patta.

Tutti gli altri comunque la vedono al cinema, le sale sono sempre piene di spettatori per i film di FS che vengono regolarmente prodotti e distributi (quasi esclusivamente americani…), ma la FS viene consumata anche sotto forma di altri media, dai fumetti ai video, ai cartoni animati, alle pagine di pubblicità, a mille altri stilemi.

Bene così e buona lettura. Per chi ci vuol credere, certo.

MASSIMO MONGAI

27 luglio 2015 - Posted by | Fantascienza, Letteratura e Fumetti | , ,

2 commenti »

  1. […] Articolo precedentemente pubblicato sul blog Il Tredicesimo Cavaliere Scienze dello Spazio e altre storie al link: https://iltredicesimocavaliere.wordpress.com/2015/07/27/perche-si-legge-la-fantascienza-e-perche-no/ […]

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    Pingback di Perché si legge la Fantascienza e perché no | AndromedaAndromeda | 20 gennaio 2016 | Rispondi

  2. Interessante considerazione, il problema è che vogliamo proprio crederci, non oggi, non domani forse, ma un giorno…

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    Commento di Davide Grillo | 27 luglio 2015 | Rispondi


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