Nel segno di Metal Hurlant
Quando parliamo di fantascienza a fumetti, perlomeno qui in Italia, viene subito alla mente un nome: Nathan Never, l’investigatore del futuro. L’agente Alfa creato dalla band dessineé sarda, il trio Medda-Serra-Vigna, e portato al grande pubblico dalla Bonelli, gode ormai di una lunga militanza nelle edicole e alla serie regolare si sono affiancati negli anni albi speciali di ogni tipo, nonché spin-off e storie parallele. Un cult, al pari di Dylan Dog e Tex Willer, gli altri due fuoriclasse della scuderia Bonelli. Tuttavia stiamo parlando di pulp, di cultura popolare, sebbene non per tutti i palati.
Ora Mondadori, che pure ha contribuito alla diffusione popolare della fantascienza grazie alla collana Urania, si sta cimentando nel recupero di opere a fumetti di elevato livello, di quando Nathan Never aveva ancora i pantaloni corti e gli Orfani, ultimi nati della Bonelli, non erano nemmeno “in mente dei”. In preziosi volumi rilegati ha fatto la sua comparsa nelle edicole la collana Fantastica, il terzo volume è uscito proprio in questi giorni.
Queste opere sono vere e proprie graphic novels, termine entrato nell’uso comune dopo che il cinema ha fatto man bassa nel mondo del fumetto, e ci riportano agli anni Settanta, quando alcuni autori, per lo più francesi, diedero vita a Metal Hurlant, come risposta europea ai supereroi americani e ai manga orientali. Attorno a questa pubblicazione si radunarono nomi che ancora oggi sono oggetto di culto. Creata nel 1974 da Les Humanoides Associes, logo sotto cui si celavano Jean Giraud e Philippe Druillet, usciva con cadenza trimestrale ed era composta da 68 pagine, di cui solo 18 a colori. Ospitava le creazioni di Moebius e Druillet, ovvero i noti personaggi di Arzach, Gaile e Lone Sloane; più tardi pubblicò altri artisti come Alejandro Jodorowsky, Enki Bilal, Caza, Alain Voss, Berni Wrightson, Milo Manara, Frank Margerin e anche collaborazioni con autori di fumetti esteri come Richard Corben.
Metal Hurlant divenne bimestrale con il numero 7 e con il numero 9 divenne mensile. Oltre ai fumetti la rivista conteneva anche articoli su libri e film di fantascienza, così come sulla musica e sui videogiochi. La sua complessa grafica venne enfatizzata, così come le storie surreali e l’animazione delle immagini. Metal Hurlant fu considerata una delle prime espressioni “adulte” del fumetto. Cessò le pubblicazioni nel 1987, mentre la versione statunitense non ha mai smesso di essere pubblicata. Metal Hurlant ricominciò a uscire per la Humanoids Publishing nel luglio 2002 in francese, inglese, spagnolo e portoghese, guidata da Fabrice Giger, con sede a Los Angeles. Questa riedizione della rivista cessò con il numero 14 del novembre/dicembre 2004. Le storie proposte da Metal Hurlant, e ancora adesso da Heavy Metal, sono dure, estreme, a volte sfiorano la pornografia. Nulla a che fare con il buonismo yankee dei supereroi.
Ma la lezione serve e infatti anche questa categoria di fumetti deve rivedere i propri schemi di riferimento e adeguarsi a un linguaggio diverso, meno ingenuo. Nel 1986 Frank Miller crea The Dark Knight, la versione oscura di Batman: Il ritorno del Cavaliere Oscuro (The Dark Knight Returns) è una miniserie a fumetti di quattro numeri, scritta e disegnata da Frank Miller, pubblicata dall’editore statunitense DC Comics. La vicenda si svolge in una realtà alternativa rispetto a quella degli albi normalmente pubblicati dalla DC. In questo contesto i supereroi sono più vecchi di venti anni e Bruce Wayne non indossa più il costume dell’Uomo Pipistrello da dieci anni. A questo Batman si ispirarono alcuni autori DC -Dennis O’Neil, Russell Braun, Trevor Von Eeden, eJosé Luis García-López, per dare vita alle Legends of Dark Knight, dove troviamo tra l’altro un numero strepitoso in cui il pipistrello mascherato diventa drug addicted.
Il segnale che intendono lanciare dalla DC Comics è quello di una progressiva umanizzazione dei loro eroi, che possono anche morire, sebbene temporaneamente. Come accadde a Superman, nel 1992, in tre albi strepitosi, ucciso da Doomsday. La copertina con Lois che piange sul corpo senza vita del supereoe a stelle e strisce per eccellenza fece sdegnare a tal punto il pubblico americano che gli autori si apprestarono a farlo risorgere anche se in versioni multiple. Ma più di questa storyline, fa pensare alla trasformazione di Batman, da miliardario con la doppia vita a personaggio tormentato, pieno di dubbi sulla legittimità delle sue azioni, iniziate in fondo per vendicare la morte dei genitori. Batman infatti è animato dall’idea della vendetta più che dal desiderio per la lotta al crimine. L’altra grande editrice americana di supereroi, la Marvel, in questo senso è un passetto avanti, tra le nevrosi di Peter Parker, a.k.a. Spider Man, e le crisi di identità di Wolverine (X Men), per non parlare di Iron Man, personaggio che Robert Downey Junior ha saputo caricare di una sapiente dose di ironia sul grande schermo.
Tutto questo non vuol dire che Metal Hurlant abbia ‘umanizzato’ i supereroi. Ha solamente contribuito a portarli su un livello linguistico e di format più adatto a un pubblico adulto che a quello tradizionale dei teen-agers.
GIANVITTORIO FEDELE
6 Maggio 2014 - Posted by zatopek99 | Fantascienza | Arzak, Batman, Bilal, Corben, DC Comics, Druillet, Giger, Giraud, Jodorowsky, Metal Hurlant, Milo Manara, Moebius, The Dark Knight
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Commento di cooksappe | 7 Maggio 2014 |