Il Tredicesimo Cavaliere

Scienze dello Spazio e altre storie

IRRETITI

 L’agente di Pubblica Sicurezza Agatino Catarella, gregario del Commissario Montalbano, è uno dei personaggi più spassosi usciti dalla penna di Andrea Camilleri. Dotato di limitate capacità intellettive, parla un ridicolo e improbabile linguaggio tutto suo, misto tra italiano e dialetto siculo. Ed è con calcolato disprezzo che Camilleri fa proprio di lui l’esperto di informatica della squadra di Montalbano. Camilleri è infatti uno dei più noti “antipatizzanti” di tutto ciò che è digitale, una canuta schiera che dispone di solidi argomenti, almeno in apparenza. Il nostro Gianfranco De Turris ce ne presenta un ben documentato elenco nell’articolo che segue. Fornisce anche un’utile lista di libri da  leggere e conclude chiedendo una pausa di riflessione…. ma la Rete sta già silenziosamente allargando le sue maglie a tutto il Sistema Solare e i teorici cominciano a progettare l’architettura delle telecomunicazioni interstellari. Mi auguro che i nostri lettori, la maggioranza dei quali appartiene alla tribù dei Nativi Digitali o comunque è sopravvissuta allo Shock del Futuro, non si facciano scappare un’occasione così ghiotta per polemizzare su queste pagine.(RF)

 INTERNET2Che il mondo sia caduto nella Rete non ci sono dubbi. Che (quasi) tutti noi per volontà, necessità o obbligatorietà si sia irretiti è palese. Che la “rivoluzione informatica” iniziata pian piano negli anni Ottanta abbia ormai trasformato la nostra vita è sotto gli occhi di tutti. E che questa trasformazione non riguardi soltanto il mondo pratico ma anche il nostro modo di essere, pensare, ragionare ce ne stiamo accorgendo un poco alla volta. Ovviamente, mi riferisco a tutto quanto è “elettronico”, o “telematico” o “digitale”: dal computer al telefonino. Ogni minuto, ha calcolato la Shangai Web Designer, tra le altre cose vengono inviate in tutto il mondo collegato 168 milioni di email, sono effettuate 694.445 ricerche su Google, si caricano oltre 600 filmati su Youtube e sono registrati circa 70 domini sul Web. Un fenomeno di tale ampiezza che a mia memoria nessuna storia di fantascienza “sociologica” aveva immaginato.

Poiché il mondo è stato già globalizzato da questi strumenti, prima che dalla economia e dalla politica, quanto accade in un singolo luogo si ripercuote per l’orbe terracqueo, nel bene e nel male. E poiché tutti questi strumenti sono collegati fra loro, un evento (come un guasto) che si verifica localmente interessa l’intero sistema. Ci vengono i brividi quando entrando ad esempio in una banca ci sentiamo dire “terminali bloccati”: tutto si ferma e nessuno può più lavorare singolarmente come un tempo. Quel che è successo a giugno 2011 alle Poste italiane quando il nuovo sistema IBM ha fatto i capricci per ben tre giorni ne è un esempio eclatante. Se si verificasse una apocalisse informatica l’intero sistema mondiale andrebbe a rotoli dato che ormai tutto si muove attraverso i computer: dalle poste e le banche, appunto, alle comunicazioni, alla borsa, alle autostrade, ferrovie e aeroporti, ai ministeri, ai sistemi di difesa ecc. ecc. Anche questo un bel tema fantascientifico.

Ma, dall’altro punto di vista la Rete può trasmettere anche bufale cui tutti credono senza verifica: la dissidente siriana, per di più lesbica, perseguitata dal regime di Assad, con tanto di foto sul Web, e a cui tutti i mass media mondiali hanno creduto, era solo uno “scherzo” di due coniugi americani in vacanza, che si sono meravigliati del bailamme suscitato a tutti i livelli. Le foto taroccate, considerate la perfezione cui può giungere il ritocco digitale tramite Photoshop, sono un altro esempio di come si possono ingannare non solo le persone comuni, ma anche giornalisti e politici e creare casi mondiali, non sempre riassorbiti quando si scopre la verità.

INTERNET1E invece non c’è più nulla da meravigliarsi. Perché la Rete e soprattutto i sistemi di ricerca automatica come Google sono ormai non tanto come il mitico “manuale delle giovani marmotte” – così lo definisce Edoardo Segantini (Corriere della Sera, 12 giugno 2011) – quanto piuttosto come la Lampada di Aladino: uno strumento fantastico capace di esaudire ogni tuo desiderio, magicamente (perché il 99 per cento degli utenti non sa in fondo esattamente come esso funzioni dal punto di vista tecnico: ne accetta i risultati e basta, come in fondo accade anche per la tecnologia più banale di cui non ci preoccupiamo mai di come essa funzioni ma soltanto dei suoi effetti).

Irretiti dunque in un sistema “magico” che sta allevando una generazione che pensa e quindi agisce in modo del tutto diverso dai suoi genitori: se già i ragazzi degli anni Settanta e Ottanta si sono trovati in mezzo alla rivoluzione informatica, quelli dagli anni Novanta in poi, che adesso sono maggiorenni e anche meno, dal momento dell’uso di ragione (e forse prima) hanno vissuto in una rivoluzione avviata e consolidata. Non conoscono quindi il mondo di prima, cioè un mondo senza cellulari, computer, smartphone, Ipod, facebook, youtube, twitter, tablet ecc. ecc. Sono quelli che Paolo Ferri definisce Nativi digitali (Mondadori).

Insomma, come dicono molti specialisti, sta avvenendo, in parte è già avvenuta, una mutazione antropologica in cui il modo di apprendere si è velocizzato al massimo, ma anche semplificato e banalizzato. Basti pensare a come, non solo dagli studenti, ma anche da giornalisti e addirittura docenti e studiosi, viene percepito e utilizzato uno strumento come Wikipedia, quasi fosse la Bocca della Verità, mentre dovrebbe essere usato con cautela, cercando controlli e confronti.

INTERNET4In realtà Wikipedia è il contrario della vera Cultura dato il modo con cui si forma e alimenta: pretende di essere una enciclopedia “aperta”, formata “dal basso”, costituita “da tutti e da nessuno”, insomma “democratica”. Si tratta invece di un luogo in cui la quantità in genere scaccia la qualità: dove una affermazione viene accettata a maggioranza anche se falsa, dato che spesso vige una censura ideologica e certe cose non si possono accettare e quindi scrivere anche se sono la verità (forti polemiche in merito sono rimbalzate sulla stampa). E chi non si conforma, dopo una specie di processo popolare viene allontanato e gli si proibisce di scrivere! E’ come se si fosse costituita, scrive Ferri, una “intelligenza collettiva”, come se i suoi utenti fossero animati da un “sistema nervoso digitale”. Molto oltre il Grande Fratello orwelliano!

E’ il falso mito della Democrazia della Rete che ha creato molti delusi e molti pentiti, come una serie di libri recenti sta dimostrando. In genere si dice che una macchina, uno strumento, sono neutri e dipende da come li si usa se producono poi effetti positivi o negativi. Ma in realtà la macchina ha un potere transitivo, come affermava Ernst Jünger, e pian piano trasforma chi la utilizza acriticamente, senza rendersi conto di quel che fa. E se questo era valido quando lo scrittore tedesco esponeva le sue tesi nel saggio Der Arbeiter che è del 1932 (L’Operaio, Guanda, 1991) e la “macchina” era di un certo tipo, figuriamoci oggi dopo ottant’anni. Nel caso della Rete tramite computer o cellulare, siamo di fronte ad uno strumento per comunicare o apprendere e non per realizzare alcunché di concreto come appunto all’epoca di Jünger e, tutto sommato sino a vent’anni fa. Quindi la possibilità di modificazione mentale, psicologica, di abitudini e modi di fare è assai più facilmente realizzabile. Kevin Kelly, un super-esperto fondatore della rivista Wired, ha portato alle estreme conseguenze questo ragionamento nel suo Quello che vuole la tecnologia (Codice) affermando che il rapporto fra essere umano e tecnologia digitale ha creato quello che lui definisce il technium. Vale a dire una specie di entità a sé che quasi non è più controllabile dall’uomo ed in cui si sta manifestando la “comparsa del sé”. Un Sé che è addirittura fantascientificamente “immortale” in quanto formato da idee! Insomma la Rete sta diventando autonoma e si svincola dal controllo umano. Siamo ben oltre i robot di Asimov che prendono coscienza e dei replicanti di Dick che sentono di essere uomini e donne! Infatti, per Kelly sta nascendo un vero e proprio “superorganismo”, che ci assommerebbe poco alla volta tutti sin a diventare quasi una entità sacra… Siamo al racconto di Brown, in cui una volta collegati tutti i calcolatori elettronici del mondo (così si chiamavano negli anni Sessanta), nasce Dio.

INTERNET3La machina è stata considerata un mezzo per aiutare l’essere umano. Poi si è trasformata in un prolungamento dei suoi organi, poi ancora del proprio Sé. Quando la machina è diventata medium e da concreta è diventata astratta, come oggi è la Rete, ecco che l’espansione del nostro Io si è trasformata in virtuale e si è estesa in tutto il mondo: Internet, con tutti i suoi derivati, è, come dice Nicholas Carr, ormai un “medium universale” che ci impedisce di fuggire dalla Rete.

L’automobile ha modificato il nostro modo di spostarci. Il telefono il nostro modo di comunicare a distanza. Già la vita degli anni Venti era molto diversa da quella di fine Ottocento, ma in fondo non moltissimo diversa. Il telefono mobile e il PC, che ci portiamo ormai senza problemi appresso, hanno invece radicalmente modificato l’approccio: noi siamo raggiungibili, e possiamo essere raggiunti, sempre e dovunque, a meno di non lasciare il cellulare a casa o togliergli la batteria. E’ il terribile Always Connected , il Sempre Collegati, il Sempre Irretiti. Per di più, con l’ormai accertata e confermata possibilità di essere anche Sempre Rintracciati, Sempre Localizzati. Non solo da parte delle forze dell’ordine se abbiamo commesso reati, ma anche se siamo persone perbene che reati non ne hanno compiuti. Il Sistema, i gestori sanno – se lo vogliono –come rintracciarci sempre. E questo in un mondo ipocrita che della riservatezza, la cosiddetta privacy, ha costituito un totem. E infatti, lo ha denunciato ufficialmente il 23 giugno 2011 il professor Francesco Pizzetti, all’epoca presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, che ha usato la metafora di Pollicino: usando certi strumenti noi lasciamo alle nostre spalle gli attuali “sassolini bianchi per segnare gli spostamenti”, vere e proprie “tracce tecnologiche”.

Ma ci faccia il piacere, avrebbe detto Totò.

INTERNET5Quindi ben vengano libri che su tutto questo ci facciano pensare, anche se dalla Rete non si uscirà mai più a meno di una catastrofe tecnologica universale: almeno si potrà dire che c’era chi ci ha messo in guardia, che ci ha avvertiti di come si potrebbe essere più prudenti e non cadere nei troppo facili entusiasmi di coloro che di una nuova invenzione vedono soltanto la faccia positiva (che ovviamente c’è, basti pensare a come sono state facilitate alcune ricerche, o tutto il patrimonio bibliografico che si può trovare su Internet ecc.). Sicché opere come Internet ci rende stupidi? di Nicholas Carr (Raffaello Cortina), Zero comments di Geert Lovink (Bruno Mondadori), Identità fredde di Eva Illouz (Feltrinelli), Tu non sei un gadget di Jaron Lanier (Mondadori), Dilettanti.com di Andrew Keen (De Agostini), Surplus cognitivo di Clay Shirky (Codice), ci possono mettere in guardia, senza toni apocalittici, ma certamente allarmati, su quante illusioni “politiche” si siano fatte su Internet, di come l’uso di certi strumenti stia modificando cervelli e sentimenti, come anche le identità personali possano cadere in crisi, di come i blogger non siano affatto rivoluzionari ecc. ecc.

Insomma, è il momento di fare una pausa di riflessione.

GIANFRANCO DE TURRIS

10 dicembre 2012 - Posted by | by G. de Turris, Ciberspazio | ,

2 commenti »

  1. Tutto vero quel che c’è nell’articolo. Ma non c’è tutto. A dire che esistono anche diversi mezzi di difesa, la presa di coscienza è in atto da tempo, come la riflessione sull’argomento. Gianfranco De Turris è notoriamente giornalista ed intellettuale preciso e puntuale. Ma spero accetterà anche le ulteriori specifiche di un po’ conservatore e non proprio un teen-ager.
    Massimo Mongai

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    Commento di Massimo Mongai | 10 dicembre 2012 | Rispondi

    • Gianfranco De Turris è appena riemerso da un crash informatico, e mi ha affidato il seguente messaggio per Massimo Mongai:
      “Io ho messo in evidenza quello che i massimi esperti mondiali nei nuovi media hanno segnalato, per me a ragione: chi vuole tener presenti certi avvertimenti bene, e chi non li vuol tenere, bene lo stesso. C’è libertà di scelta. Di tutta la tecnologia, dal cacciavite al pc, si può fare un uso giusto o sbagliato, positivo o negativo, e anche questo si sa. Ma come ho evidenziato, più la tecnologia è complessa e più ci condiziona per la sua proprietà transitiva, e quindi più ci modifica. Se lo avevano capito scrittori e pensatori degli anni Trenta, con la tecnologia dell’epoca, figuriamoci oggi…
      Certamente tutto dipende da chi ne fa uso: si può essere avveduti, responsabili, autocoscienti, oppure il contrario. Io penso, da quel conservatore che sono (ma che usa il computer, collabora a questa pagina, non nega che internet sia una moderna “lampada di Aladino”, come ho scritto) che la massa degli utenti mondiali – miliardi ormai – non sia affatto autocosciente e avveduta. Anche dalla TV è facile difendersi: basta spegnerla o cambiare canale. Ma quanti lo fanno? Idem per il telefonino: basta telerlo spento o non portarselo appresso. Ma quanti lo fanno? La questione è quindi assai semplice, indipendentemente dalle mie personali propensioni. E l’amico Massimo lo sa: però anche lui è tutt’altro che un teen-ager!”
      – Gianfranco De Turris

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      Commento di outsidertheblog | 29 dicembre 2012 | Rispondi


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